Compulsion by Meyer Levin

Compulsion by Meyer Levin

autore:Meyer Levin [Levin, Meyer]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
editore: Adelphi
pubblicato: 2017-09-14T16:00:00+00:00


Un quarto d’ora dopo, il corteo delle auto fu di ritorno dal ristorante. Sembravano tutti allegri e socievoli, ma Horn, mentre rideva, guidò rapidamente i ragazzi attraverso la folla dei cronisti. Judd andò nell’ufficio di Padua; Artie seguì Swasey. «Mi sa che i ragazzi non avranno bisogno del pigiama» osservò Healy, di buon umore.

Tom aveva cercato senza successo di fermare Horn; quindi raggiunse la porta nell’angolo della sala, bussò e fu fatto entrare. Io lo seguii. «Abbiamo una cosa da darle» disse Tom. Posò il materiale sulla scrivania di Horn.

Le braccia corte e inquiete di Horn si avventarono sui fogli. Ci rivolse uno sguardo sorpreso, che esprimeva insieme gratitudine e confusione. Un attimo dopo, suonando un campanello, convocò Healy, dicendogli di andare a prendere l’originale della lettera del riscatto e di tenere la bocca chiusa. A noi domandò se eravamo in grado di metterci in contatto con i ragazzi che erano con Judd quando aveva scritto quegli appunti. Dissi che due di loro aspettavano una mia telefonata alla sede della confraternita.

Horn annuì. «Li faccia venire qui». Le sue mani si serravano a pugno e si riaprivano. Alzò gli occhi e notai che erano vitrei. «Quelle due checche schifose» mormorò. «Sono riuscite a ingannare metà dei miei uomini».

Tom fece la sua richiesta: era possibile tenere questa novità nascosta fino al mattino, per concedere un vantaggio al «Globe»?

Horn si alzò in piedi, comprensivo. «Amici miei, questa notizia è più di un semplice scoop. Voi mi avete dato un grande aiuto, e lo apprezzo molto. Farò in modo che il vostro giornale abbia il riconoscimento che merita».

Padua condusse Judd nell’ufficio di Horn, e noi fummo congedati. Uscendo passai accanto a Judd, che mi lanciò un’occhiata diffidente e interrogativa; sovreccitato com’ero, ebbi l’impressione che mi stesse domandando se stessi cercando di nuocergli.

Sulla scrivania di Horn si vedevano soltanto gli appunti di diritto scritti a macchina. Judd ne lesse una pagina con attenzione, domandandosi se quella novità potesse avere rilevanza. Horn gli chiese se ricordava di averli scritti a casa sua in presenza di svariati compagni. Judd si vide alla tastiera della macchina da scrivere portatile. Insomma, l’avevano scoperto.

Allo stesso tempo, non gli pareva possibile. Fino a pochi minuti prima si era dimostrato superiore a tutti loro. Lui e Artie avevano confermato di essere su un altro piano, di possedere una mente che si muoveva in una sorta di quarta dimensione, irraggiungibile per quei volgari poliziotti. Guardò in faccia i suoi avversari: Horn, che non sapeva neanche una lingua straniera, e Padua, quella specie di azzimato Rodolfo Valentino.

Cominciò così la sua ultima battaglia: cercò di divincolarsi in tutti i modi. Sì, lo ammetteva: quell’ulteriore piccolo indizio poteva costituire un anello di una catena di pura fantasia, ma lui dichiarò che quei fogli non erano stati scritti con la sua macchina da scrivere. La macchina in questione era stata portata a casa sua da qualche compagno. Da chi? Non se lo ricordava di preciso: si parlava di più di un mese prima. Forse da Harry Marks.



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